Simone Simonini è fatto così: prendere o lasciare. La politica, questo giovane, ce l’ha nel sangue. Non la vive come impegno, ma come vocazione. Impossibile, per lui, resistere ai richiami del territorio. Può subire una dura sconfitta, un colpo basso, uno sgambetto… Niente: la sua passione ne esce intatta (se non, addirittura, rafforzata).
Oggi annuncia – con un coup de théâtre – di lasciare tutti gli incarichi nel partito di Giovanni Toti, ‘Italia al Centro’, dopo averlo guidato, per ben tre anni, come segretario provinciale. Contrasti, dissidi, litigi? No: semplicemente era giunta l’ora di cambiare - dice. Ecco, quindi, che il testimone passa alla collega Daniela Leoni, già referente per i comuni di Lucca e Piana, e lui si ritira anche da responsabile del tesseramento in Toscana dopo una lunga e costante militanza.
Simonini, perché lo ha fatto?
“Perché in politica tre anni sono tanti ed è arrivato il momento di passare il testimone a chi può portare nuova linfa ed entusiasmo”.
Lei non era più in grado di portarli?
“Vede, un partito deve essere capace di rinnovarsi senza perdere le solide basi costruite nel tempo e, soprattutto, deve saper dare le giuste motivazioni ai propri militanti, cosa difficile per me, oggi, visti i molteplici impegni personali”.
Quindi nessun dissidio alla base di questa scelta?
“No. Lascio l'incarico in un partito dove, a livello regionale, mi sono trovato benissimo: mai alcun disaccordo. Soprattutto, qui ho respirato buoni contenuti politici con rappresentanti di livello, citando – su tutti - il sottosegretario agli esteri Giorgio Silli, un politico esemplare e di alto profilo tra i tanti improvvisati catapultati a Roma esclusivamente dalle segreterie di partito”.
Chi la sostituirà negli incarichi di partito?
“Adesso toccherà alla neo responsabile dare nuova struttura provinciale scegliendo e nominando tutti i nuovi responsabili sul territorio. Faccio un grosso augurio a Daniela, che saprà portare avanti i valori del gruppo - sempre rimasto coerente, coeso e corretto verso tutti”.
Così la dà vinta a chi la vorrebbe fuori dai giochi politici?
“Assolutamente. Lascio il mio incarico, ma non la politica. Mi prendo solo una pausa e mi metto a disposizione degli altri dopo anni in prima linea, in attesa di capire meglio la situazione politica nazionale (molto ingarbugliata e, a mio avviso, troppo leader-centrica)”.
Si riferisce a Giorgia Meloni?
“Assolutamente no. Parlo in senso generale, poiché la differenza nella politica odierna non la fanno più i candidati del territorio, ma i leader dei partiti; e se sei nel filone giusto - anche senza esperienza o voti - puoi arrivare in parlamento senza particolari problemi. La Meloni ha vinto le elezioni, in particolare, per due motivi: per coerenza in primis, ma anche perché nel panorama nazionale era, paradossalmente, la novità visti i casini che hanno tutti gli altri partiti, consumati da guerre interne e, soprattutto, da leader ormai “bruciati”.
Come valuta l’operato del centro-destra al governo finora?
“Ancora presto per dare un vero giudizio, non sono troppo entusiasta però”.
Ma lei, Simonini, si ritiene un uomo di destra o di sinistra?
“Politicamente nasco, per caso, nel 2014 con l’elezione in consiglio comunale a Molazzana. Mi sono sempre identificato nel centro-destra, anche se la gente in molte occasioni mi ha sempre definito come un’esponente molto vicino al territorio e, per questo, più di sinistra”.
Sta già pensando alle prossime elezioni in Valle del Serchio?
“In questo frangente, tra impegni lavorativi ed un bimbo piccolo, non riesco a dedicare il giusto tempo alla politica; anche se l’obbiettivo è tornare ad occuparmi del territorio con un ruolo istituzionale incisivo”.
La vedremo in corsa per una poltrona da sindaco?
“Difficile dirlo oggi, anche se mi vedrei bene nel ruolo di sindaco. Tantissimi anni fa, era il 2005, andai in comune a Molazzana per portare alcune lamentele all’ora primo cittadino Selso Savoli; rimasi affascinato e, uscendo, mi promisi che un giorno sarei stato al suo posto”.
Quindi si candiderà a Molazzana?
“Un giorno credo di sì, perché Molazzana sta vivendo una fase amministrativa veramente deludente”.
Quindi, insisto: nel 2024 lei sarà candidato a Molazzana?
“Dipende da quanto le lamentele sapranno trasformarsi in azione da parte dei cittadini. L’obiettivo sarebbe quello di rilanciare il comune, le idee non mi mancano; solo che devono scendere in campo i migliori, perché altrimenti si rischia di fare come sta accadendo oggi”.
Se non dovesse essere così?
“Ho sempre un conticino politico sospeso a Barga! Però non posso dire di più. La cosa certa è che ogni decisione sarà presa da me e non da qualche esponente di partito”.
Andrea Cosimini